Cambiamenti climatici e rifugiati ambientali, le antiche cisterne della Costiera Amalfitana, venerdì 24 al Pascoli di Tramonti.

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Le antiche cisterne in Costiera amalfitana nell’era dei cambiamenti climatici. E’ l’argomento che sarà trattato durante la “Settimana Unesco Educazione alla Sostenibilità – Agenda 2030” (dal 20 al 26 novembre) a cui ha aderito il Club per l’Unesco di Amalfi in collaborazione con l’ associazione Acarbio.

Venerdi 24 novembre, presso l’Istituto Comprensivo Giovanni Pascoli di Tramonti sarà affrontato il tema “Cambiamenti climatici e rifugiati ambientali” focalizzandolo anche su un aspetto territoriale tra siccità, incendi e alluvioni, dando risalto al ruolo che hanno rivestito in passato – in tema di approvvigionamento acqua e spreco idrico – le antiche cisterne lungo tutta la Costa d’Amalfi e che rischiano oggi di scomparire nell’oblio.

Un percorso che porterà gli alunni della terza classe, a comprendere meglio attraverso slides, foto e video, cos’è l’Accordo di Parigi sul clima, con i suoi punti principali. E che cosa può fare, anche una piccola comunità in tema di “rifugiati ambientali”.

L’impegno della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO per l’Educazione alla Sostenibilità sta continuando con una nuova campagna per l’educazione alla sostenibilità e all’Agenda 2030. Si è infatti costituito il Comitato Nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità – Agenda 2030 (CNES), le cui attività si svolgono sotto l’egida della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. I Club per l’Unesco hanno un ruolo importante presso le comunità: coinvolgono e portano sui territori i temi che l’ Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura) promuove a livello internazionale. E questo dei “cambiamenti climatici” non può non interessare un territorio fragile come quello della Costiera amalfitana, soggetto a siccità, incendi dolosi, piogge intense che creano danni a cose e persone. Attrarre l’attenzione dei ragazzi sulle cisterne, conosciute anche come “peschiere” sfruttate da sempre per l’irrigazione, e che hanno avuto in tempi remoti un ruolo essenziale per la stessa sopravvivenza delle popolazioni, e che ora sono quasi del tutto abbandonate, può essere uno stimolo a far riflettere anche gli adulti su un ritorno al loro utilizzo.

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